LA REPUBBLICA , 27 AGOSTO 1992
Ad Edimburgo in scena la Storia
dal nostro inviato
RODOLFO DI GIAMMARCO
Michele Celeste propone il ritratto di un navigatore crudele e opportunista in “Columbus, Blooding the Ocean”
LA CADUTA DEGLI DEI DI SPAGNA
EDIMBURGO - I contrari si toccano, in questa capitale scozzese battutissima da un vento secco e da escursioni di pioggia e sole che molta Italia invidierebbe. Ora succede che nel piü venerando spazio di prosa del Festival lnternazionale, la neo-gotica Assembly Hall (`of the Church of Scotland' andrebbe aggiunto), un edificio attiguo al Castello, suppergiu' con 300 anni di storia, è quotidianamente di scena la Spagna del 1476 ovvero dei re cattolici alle prese con un arduo frangente drammatizzato da Lope de Vega, Fuente Ovejuna.
Nel frattempo, a poca distanza, ai piedi del Mound che poi sarebbe la collina a picco su cui sorgono i bastioni di questa Atene del nord, nella struttura di gran lunga piu' moderna di tutta l'area (operativa e ufficiosa) del Fringe, nell'appena inaugurato complesso del nuovo Traverse Theatre (un fabbricato con sagoma a battistero, e interni alla Gropius), in programma una vicenda altrettanto legata alla Spagna dei re Ferdinando e Isabella, una sorta di 20-anni-dopo se prendiamo alla lettera la data del 1496 ritraente, qui, la rotta del secondo viaggio di ritorno dall'America ad opera di Cristoforo Colombo, episodio su cui s'incentra Columbus, Blooding the Ocean dell'autore italo-inglese Michele Celeste, già suscitatore di scandalo qui a Edimburgo, 3 anni fa. (Mentre pacifico e' il Columbus della Royal Shakespeare Company tuttora al Barbican di Londra).
Una pura ma curiosa coincidenza, senza dubbio. Tant'è che lo spettacolo fondato sul capolavoro universale di Lope de Vega denuncia Ia vergogna di un dispotismo, si`, ma intendendovi quello periferico, sotto l'egida di una monarchia inflessibile e ignara, e perciô (come lo scrittore medesimo forse induceva a Ieggere), il "torto" non era del Potere quanto piuttosto dei tiranni locali; e ad attizzare oggi la polemica, a dipingere un vibrante scorno civile impensabile che sia il Royal National Theatre di Londra, artefice della messinscena nata al Cottesloe e gia' transitata all'Expo di Siviglia.
All'opposto, e' nel segno dell'irriverenza che dovrebbe (e vorrebbe ma non puo' del tutto) orientarsi il lavoro di Celeste, drammaturgo sempre teso a raffigurare ingiustizie sociali, adesso imbarazzato, sulla scia anche di Pinter, dai clamori per il Cinquecentenario della Scoperta dell'America e quindi incline col suo testo, a ridimenslonare o quanto meno a spoetizzare Colombo che è opportunista, crudele, mosso solo da ambizione ancorché da qualche ideale rigoroso per meglio figurare con la corte iberica e secondo le attese (un po' invece disattese), Ia "ciurma" costituita dagli attori del Traverse guidati da Ian Brown, doveva adoperarsi per un prodotto iconoclasta e violento.
L'impianto di Columbus, Blooding the Ocean di Celeste ha una plastica veemenza, riproduce il ponte (con prua, alberi, sartie e ogni dettaglio) della caravella Nina. Il problema, o diciamo pure la tragedia, del navigatore genovese concerne in apparenza l'interminabile e difficile sua quarta rotta transatlantica, con cibo che scarseggia. con rischi di ammutinamento allorché si reclama per I' eccessiva presenza di indiani catturati a bordo (gettabili in mare o `divorabili'), e Colombo, assistito dal suo servo e traduttore Don Pedro, conduce ogni schermaglia pur di ottenere l'omerta', poi soprattutto la salvaguardia del capo tribü “cacique“ Caonabo', destinato a fare da bottino-omaggio per l'Infanta di Spagna. Ma al di là di questi prodromi di schiavismo, é il micidiale mercato tra l'italiano e un ispettore della corona spagnola (da tacitare) che assume rilievo: Ia corruzione passa attraverso l'abuso di una bambina di 7 anni, patteggiamenti in oro, cointeressenze di profitti, e la navicella avanza in una ternpesta di disonestà, le ambizioni demolite dalla morte di Caonabo' on atrocita' immediate di rappresaglia, e un annuncio disamorato di "Terra!". Apologo e oratorio stremanti su un legno paragonabile a un altare del cannibalismo e dell'ipocrisia umane, senza pero' piu' Ie azioni da choc di `Hanging the President', il lavoro di Celeste é incomprensibilmente trattato dalla compagnia del Traverse come una conversation piece in costumi caraibici o da sparvieri del Vecchio Continente, con vaghe nudita' maschili (di colore), quasi a illustrare una pirateria in forma di morality play anziché l'impudica caduta di una leggenda.
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