RASSEGNA STAMPA
Piera degli Esposti
Carlo Moretti
Franco Cordelli
un
critico criticato
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IL SANNIO QUOTIDIANO - 10 Settembre, 2001
Mirabile Piera degli Esposti
<<Opera Buffa!>>
ironia,tatto e delicatezza fra amore e politica
Benevento
Mirabilmente interpretata da Piera degli Esposti, Rachele Guidi Mussolini e la fase finale dell'epopea mussoliniana come non la si era mai vista. Questo, in sintesi, il tema dell'opera teatrale <<Opera buffa!>> (premiata ex-aequo alla quarantacinquesima edizione del premio Riccione) di Michele Celeste per la regia di Cherif. L'azione giostrata tutta attorno alla figura di donna Rachele, con il suo carattere grintoso, è un susseguirsi di volti e circostanze storico-romanzate rette e dirette da un unico vero intento: mascherare col riso la drammaticità degli eventi. Mussolini come Napoleone grande uomo politico e militare prima, diviene oggetto, poi, di scherno da parte della stessa moglie che sottolinea piu' volte come al Duce non gli sia bastato perdere una guerra mondiale, ma anche il senno innamorandosi di una giovane donna, Claretta Petacci (Daniela Giordano). Il passato si intreccia continuamente con un presente ormai lontano ed il collante che permette alle due epoche di procedere in parallelo e' uno: l'amore e lo strazio di una donna, di una moglie che ha perso il suo uomo ben due volte pur restandogli sempre fedele. La scena si svolge in un'atmosfera rarefatta, in un universo spazio-temporale surreale in cui le uniche certezze sono i sentimenti umani: amore, angoscia, odio. Gli specchi, che costituiscono la scenografia, danno profondita' alle azioni e al messaggio che queste stesse vogliono trasmettere; le immagini, prima il ritratto di Mussolini in posa trionfalistica, poi un paesaggio cupo ed infine il bacio proibito tra il duce e Claretta quello stesso che rivela il loro “vero amore", coinvolgono maggiormente il pubblico nello svolgersi della trama. Bisogna tuttavia sottolineare, nonostante il tema trattato, come <l' arma segreta> del testo di Michele Celeste sia l'ironia, che con delicatezza e straordinario tatto va a toccare, senza mai essere oltremodo irriverente, le vicissitudini amorose e i drammi politici che si consumano in casa Mussolini. Tutto viene fuso, infine, dalla musica che sembra quasi voler entrare con forza nelle azioni per accentuame la drammaticità a volte, la comicità piu' spesso. Nota di merito va sicuramente a tutta la compagnia <<La famiglia delle Ortiche>>, che ha saputo interpretare alla perfezione un testo che si distingue, nel panorama teatrale italiano e non solo, per un linguaggio per cosi' dire <<sperimentale>>, incisivo e diretto allo stesso tempo; un linguaggio scaturito da una mescolanza dialettale anglo-italiana derivata dal genio di Michele Celeste, drammaturgo italiano da tempo radicato ed affermato in Inghilterra. Vale la pena, anzi ci sembra doveroso, menzionare uno per uno tutti gli artisti che hanno reso possibile una rappresentazione di grande qualità artistica, in ordine di apparizione: Piera degli Esposti (Rachele Guidi Mussolini); Antonella Caron (donna a lutto- Pinella-suora); Paolo Musio (Agnesina. Mussolini); Carlo di Maio (postino); Gianluigi Fogacci (Buffarini); Fabrizio Parenti (Spoegler): David Brittoni (Edward) e Daniela Giordano (Claretta Petacci).
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LA NAZIONE - 10 Set 2001
Donna Rachele, un ciclone casalingo
OPERA BUFFA!
BENEVENTO
In curiosa coincidenza con i pettegolezzi di mezza estate sulle corna a Mussolini, donna Rachele piomba in scena come un ciclone. Succede al festival Città Spettacolo di Benevento, e nella novità Opera buffa! di Michele Celeste, che due anni fa ha vinto il premio Riccione e che ha appena debuttato al Comunale: regia di Cherif, protagonista Piera Degli Esposti. Qui però dell'amante di Rachele non c'è ancora traccia; lei è la madre esemplare del fascismo, moglie perbene: ma anche la contadina romagnola viscerale, testa calda come suo marito. Eccola nel 1957 al cimitero di Predappio ad aspettare le spoglie del Duce, che dopo romanzesche peripezie e trafugamenti le arrivano in una misera cassa da imballaggio. Salto nel passato, e torniamo a 12 anni prima. Sono gli ultimi giorni di Salò, sullo sfondo brucia una tragedia immensa con 50 milioni di morti: ma l'opera buffa, o l'operetta familiare, pigia qui il pedale in crescendo sulla gelosia di Rachele e sui suoi intrighi per annientare la Petacci.
E bisogna vedere la Degli Esposti, grembiulone nero rurale-predappiano, cuore rosso cucito sul petto da romanzaccio popolare. Ciclone casalingo, polveriera che vomita coloriti improperi sull'odiata rivale. Tutto va male da quando, come dice lei senza mezzi termini, Benito si è messo "con quella troia borghese"; la rzdôra romagnola, ben poco diplomatica, vuole difendere casa sua. Dalla residenza mussoliniana sul Garda, a villa Fiordaliso dove sta Claretta (Daniela Giordano) a vivere la sua grande storia d'amore, tutti spiano tutti: ministri ridotti a macchietta come Buffarini (Gianluigi Fogacci), frastornati ufficiali tedeschi.
E si vede anche, con poca cautela di Celeste, un Mussolini insolitamente capelluto e in canottiera (Paolo Musio): forse era meglio il fantasma.
(N.B.: affermare che nella realta' teatrale italiana attori, costumi e 'capelli' degli interpreti sono scelti dall'autore - si puo' esseri piu' ingenui di cosi'?)
Ci si può scandalizzare o no, vedendo una immane catastrofe storica ridotta a un fumettaccio privato, dai toni truculenti e grotteschi. Ma questa è la chiave dell'autore, e della sua comicità isterica: contrappasso volutamente assurdo ai sogni imperiali e ai presunti fasti littori, che Cherif ci ricorda con assaggi di canzoni fasciste coloniali. Rendendoci benissimo lo spirito del testo e le sconnesse geometrie in uno spettacolo costruito con acuto senso della drammaturgia; mentre nelle domestiche tenzoni galleggia impagabile la vena surreale di Piera Degli Esposti, al culmine nella scena madre dello scontro diretto tra le due rivali.
Sergio Colomba
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Intervista a Piera degli Esposti
La Repubblica
"La mia Donna Rachele gaglioffa e birichina"
Sabato a Benevento Piera degli Esposti sarà la moglie del Duce nell'"Opera buffa!" di Michele Celeste
CARLO MORETTI
ROMA - Donna Rachele, e ancora Donna Rachele. Dalle pagine della cronaca storicorosa al palcoscenico di un teatro. Ora che tutti hanno ripreso a parlare della moglie del Duce, dibattendo intorno al suo presunto amante (poco presunto, in realtà, viste le tracce conservate all'Archivio Centrale dello Stato) si dirà che è una moda. Ed è invece una ben strana coincidenza questa "Opera buffa!" di Michele Celeste in scena sabato e domenica prossimi al Teatro Comunale di Benevento, con la Rachele interpretata con sorpresa da Piera degli Esposti per la regia di Cherif, in uno degli appuntamenti del festival "Città Spettacolo" diretto da Maurizio Costanzo.
La first lady contadina, la donna sanguigna che osava presentarsi al cospetto dei reali con il fazzoletto in testa delle donne romagnole di una volta, avrà così la voce e l'aspetto di una delle attrici più apprezzate del teatro italiano. "Ho accettato di essere Rachele perché il personaggio mi è profondamente simpatico" spiega Piera degli Esposti; poi confida che la forza di Rachele, il suo temperamento da reggitora dei destini di una famiglia intera, le hanno offerto "un'armatura, Rachele mi ha protetto in questo momento così difficile della mia vita", e la voce si rompe nel ricordo del giovane compagno regista recentemente scomparso, ma c'è anche tono di gratitudine per un mestiere così coinvolgente.
Il tempo scenico di "Opera buffa!" si colloca tra il '57 e, a ritroso, il '45; tra la Rachele battagliera che nel cimitero di Predappio recupera la salma del marito, e la moglie tradita, preda della gelosia, che sulle rive del Garda briga per incontrare la rivale, Claretta Petacci. Così ha accettato per un moto di simpatia...
"Esattamente: una donna come Rachele, che può fare la first lady, calarsi nel ruolo, non dimentica mai le sue radici, rifugge, mantiene la sua forte componente contadina. È una donna riservata che non lo è però così tanto da diventare moglie doma e succube. Le rivelazioni di questi giorni lo dimostrano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno. Sono emiliana, e figlia di un sindacalista che ha subìto torture fisiche dal fascismo, eppure ricordo che anche a quei tempi tutti dalle mie parti nutrivano rispetto per Rachele, ci tenevano in modo speciale, per le sue scelte coraggiose, da donna libera, in fondo mai allineata. Che coraggio ci vuole a presentarsi con quei foulard come una mungitrice di mucche al cospetto della regina: una bella testa calda romagnola".
Che Rachele sarà la sua? Come vi si è preparata?
"Mi lascio condurre dalle parole scritte e dalla regia anche se un attore porta sempre qualcosa di sé, e io sono una persona così esposta... Rachele con me si colora sicuramente di altre sfumature, esce dal santino, anche se nessuno ne aveva fatto una suora, sublimandola o santificandola: mi affascina molto la sua energia, di birichina energica e gaglioffa. Di donna che non era solo la brava mamma dei suoi figli. Il testo di Michele Celeste carica poi molto il linguaggio, lo attualizza, ma Rachele aveva una straordinaria violenza verbale, era sanguigna. Ed era anche molto ironica: il regista Antonio Calenda mi ha raccontato di averla incontrata per un'intervista: gli aprì lei la porta, e gli disse "Vado a vedere se c'è", poi mandò la cameriera".
C'è un interesse particolare in questi giorni su Donna Rachele. Non teme troppa attenzione, anche politica, per questo spettacolo?
"Il personaggio di Rachele vive dentro la scrittura di Michele Celeste, è un carattere senza tempo, onirico. Io credo comunque che i politici saranno pronti a liquidarla con l'indifferenza. Gli unici che starei a sentire sono i familiari. Per il resto sono abituata all'audacia, e ne ho sempre portato le conseguenze".
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IL MATTINO, 10 Settembre 2001
PIERA DEGLI ESPOSTI A BENEVENTO
Le donne di Mussolini
Enrico Fiore
…. Molto meglio sono andate le cose con «Opera buffa!» di Michele Celeste, vincitore ex aequo alla quarantacinquesima edizione del Premio Riccione e presentato al Comunale dalla Compagnia «La Famiglia delle Ortiche». Anche qui si tratta dell'amore di due donne per un uomo eccezionale: solo che le due donne sono Rachele Guidi e Claretta Petacci e l'uomo è Benito Mussolini. E, ovviamente, già il titolo dà conto - e in maniera che non potrebb'essere più esplicita - di come l'autore, un drammaturgo da tempo radicatosi ed affermatosi in Inghilterra, ha svolto il tema proposto dal singolare «triangolo».
Va precisato, intanto, che - mentre il cinema e la letteratura avevano più volte indagato l'indissolubile intreccio d'amore e morte che legò fra loro Mussolini e la Petacci - qui viene per la prima volta (almeno in teatro) affrontato l'intreccio d'affetto umano, fedeltà coniugale e sano opportunismo contadino che legava l'umile donna Rachele al fatidico Duce. E un ulteriore motivo d'interesse fornisce al testo di Celeste la coincidenza fra la sua messinscena e le polemiche suscitate, in questi giorni, dalle dichiarazioni di Edda Ciano in merito a possibili adulteri della madre.
Ma, ripeto, per Celeste è tutto da ridere. E la struttura della sua commedia - una serie di flashback che partono dalla restituzione alla vedova della salma di Mussolini, dodici anni dopo piazzale Loreto - si rivela come un agile pretesto per accendere, tra vaudeville, farsa e romanzo d'appendice, un'autentica girandola di situazioni grottesche, condite da irresistibili battute di donna Rachele sul marito quali: «È un pessimista dalle speranze enormi. Alla Gramsci»; «È un bel po' che il Duce studia quel libriccino, "La Repubblica" di Platone. Da quando il Re ha firmato l'armistizio con gli anglo-americani»; e - per concludere con gli esempi - «Benito non mi ha mai ascoltato! Quante volte glielo dissi! La Casa dei Savoia è un nido di vipere!... Benito, non tradire il socialismo!... Se solo mi avesse ascoltato adesso sarebbe - sarebbe uno Stalin, ecco...».
Dal canto suo, il regista Cherif - in perfetto accordo con l'impianto scenico di Andrew Bowen e Alberto Giuseppini, una serie di enormi specchi che riflettono e moltiplicano non solo gli attori ma anche gli spettatori seduti in platea - sottolinea con gusto, inventiva e divertimento tale sarabanda di marionette, manco a dirlo muovendole fra «Lili Marlene» e «L'Internazionale». Certo, qualche taglio s'impone. Ma semplicemente impagabile, poi, risulta Piera Degli Esposti nel ruolo di donna Rachele. Fra gli altri, tutti efficaci, spiccano Daniela Giordano (Claretta), Fabrizio Parenti (Spoegler), Gianluigi Fogacci (Buffarini) e Paolo Musio (Agnesina/Mussolini). Risate e applausi alla «prima».
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ROMA, 10 Settembre, 2001
BENEVENTO. CITTA' SPETTACOLO -
In scena la storia delle due donne di Benito Mussolini
L'”Opera buffa” e il mondo privato del Duce
Dal nostro inviato COSTANZA FALANGA
Insignito del 'Premio Riccione", "Opera buffa!" di Michele Celeste e' andato in scena a Città Spettacolo, dove ha debuttato al Teatro Comunale, nel corso della seconda serata del festival. L'opera di Michele Celeste - un autore italiano da tempo affermato in Inghilterra - narra in chiave di opera buffa, proprio come recita il titolo, il mondo privato di Benito Mussolini diviso tra le due donne della sua vita, la moglie Rachele, donna sanguigna e determinata, e la delicata, eterea Claretta Petacci sua amante per dodici anni prima della morte. In scena nei panni di Rachele c'è Piera degli Esposti, una delle ultime grandi donne del teatro italiano, che interpreta in modo coinvolgente il personaggio della "Madre del Fascismo", con le sue gelosie patetiche e i numerosi tentativi di contrastare la giovane rivale in amore. Il lavoro rende in chiave grottesca e farsesca questo triangolo amoroso che si snoda negli ultimi anni di vita dei protagonisti e poco prima della caduIa del fascismo, alla vigilia drammatica della seconda guerra mondiale.
Il relazionarsi del passato al presente è dato dai ricordi e dai continui flash che portano dal 1945, data dell'incontro-scontro tra Rachele e Claretta, al 1956, anno in cui a Rachele Mussolini vennero restituite le spoglie mortali del marito dal poliziotto Agnesina (Paolo Musio), che negli anni precedenti era stato molto vicino al Duce. Sulla scena rivivono anche tutta una serie di personaggi fondamentali nello svolgersi della vicenda: dal ministro degli interni Buffarini (Gianluigi Fogacci), un piccolo uomo patetico nel suo essere diviso tra la fedelta' ora ad uno ora all'altro padrone, all'agente delle SS Spoegler (Fabrizio Parenti), incaricato della vigilanza sulIa Petacci (Daniela Giordano).
E in questo alternarsi di momenti del passato ad altri del presente si snodano le oltre due ore di spettacolo: tra la scena in cui donna Rachele cerca di convincere Agnesina ad aprire la bara per verificare che contenga davvero le spoglie del marito a quella che vede l'incontro al vertice tra Rachele e Claretta, che regala momenti di assoluta, per quanto grottesca, ironia. L'"Opera buffa" consiste proprio in questo patetico avvicendamento di fatti puramente privati, resi come una farsa e con toni da operetta, ad avvenimenti storici di assoluta drammaticita'.
Alla fine i due tempi del lavoro, che porta la firma di Cherif, risultano un po' troppo' lunghi anche se la bravura assoluta degli interpreti (tra cui vanno ancora ricordati Antonella Caron, nel triplice ruolo di Pinella, della suora e della donna a lutto, David Barittoni in quello di Edward e Carlo di Malo in quello del postino) tiene desta l'attenzione del pubblico. Le scene realizzate a quattro mani da Andrew Bowen e Alberto Giuseppini fanno da sfondo a questa tragicommedia tutta italiana, in cui la rivalità di due donne si contrappone alla sconfitta politica e militare di un Paese devastato e in ginocchio. Buona l'accoglienza del pubblico della "prima" che ha applaudito a lungo gli interpreti e ha riservato vere ovazioni a Piera degli Esposti, artista versatile e sempre sorprendente anche in un ruolo
particolare e con un testo non semplice da proporre.
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La Repubblica, 23 Settembre 01
Rachele in rosa e nero tra Claretta e Mussolini
Piera Degli Esposti al Valle di Roma con "Opera Buffa"
RODOLFO DI GIAMMARCO
ROMA - La serietà dell'Opera buffa di Michele Celeste, testo procedente in piena autonomia nel fortuito chiasso sorto attorno alla chiacchierata irreprensibilità di Donna Rachele Guidi Mussolini, è una serietà che discende dalla verosimiglianza di contesti storici e di aneddoti documentati relativi all'agosto del 1957 e all'ottobre del 1944, scenari all'interno dei quali l'immaginazione drammaturgica fa il suo mestiere, colma le lacune, romanza i dialoghi, e non scade mai nella facile satira. Eppure lo spettacolo, ora approdato al Valle di Roma (senza contestazioni, ma anzi con favori di pubblico al termine delle due ore), tiene fede al suo titolo proprio in quanto l'attendibilità della storia privata di Mussolini e delle sue donne ha anche tragicomici aspetti da operetta, e giova persino una certa estraniazione del linguaggio a base di piccole improprietà e incisi divulgativi cui indulge l'autore italiano già artefice di quell'Hanging the President che fece scalpore anni fa a Edimburgo.
Di per sé il testo si limiterebbe a porre una lente d'ingrandimento sull'episodio della restituzione della salma del Duce alla moglie Rachele nei tardi anni Cinquanta, facendo però poi crescenti salti all'indietro per rievocare sempre più le schermaglie occorse nei giorni della Repubblica Sociale di Salò fra la signora e la compagna di Mussolini, una Claretta Petacci anch'essa dimorante, in modo tutt'altro che clandestino, sulle rive del Lago di Garda. Gli episodi di spionaggio, la battaglia di dame e i ruoli dei terzi incomodi alimentano di per sé una commedia nerorosa, ma a dare una precisa e famelica sterzata verso il bizzarro feuilleton di stile è la prospettiva della regia di Cherif (il cui scenografo Andrew Bowen fodera di specchi le quinte e il soffitto), che accentua una visione moltiplicata e di sponda degli attori, dei contegni, delle pose. La messinscena provvede anche rendere musicale la parabola, e lo fa con inserti di canzoncine esotiche, con l'Internazionale, uno yodl e un cenno neomelodico a "Volare".
Il lavoro dà francamente il meglio di sé nella seconda parte, con l'incontro fatidico (e veridico) tra Rachele e la Petacci. Qui le vicende della storia, i dialoghi teatrali e un allestimento felice devono molto al grintoso e felino contributo delle due interpreti. La romagnola first lady resa da Piera Degli Esposti (che menziona oscene avance d'un poliziotto) si inscrive nell'albo dei ritratti sanguigni e trascinanti: parla anche solo con un mulinare di braccia e con una pittoresca segnaletica delle mani, la contadina primadonna di Predappio, e la Degli Esposti ha slanci impagabili di rancorosa ecletticità. Il ritegno borghese della Petacci è definito con delicate armi verbali e con ricorso a retorici ardori da una Daniela Giordano tutta in parte. Nella duplice parte dell'Ispettore di Polizia Agnesina e di un evocato Mussolini è, in giusta taglia e tempra, Paolo Musio. E tra gli altri di questo affresco citiamo il ministro Buffarini di Gianluigi Fogacci, il custode tedesco Spoegler di Fabrizio Parenti, e
l'ombra canora dell'attendente di David Barittoni.
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Il Nuovo - Roma
Sabato, 22 Settembre 2001
Il Duce visto molto da vicino
Il Teatro Valle riapre con Opera Buffa, per la regia di Cherif. Piera Degli Esposti nei panni di Donna Rachele per ripercorrere a ritrosio la nostra storia più recente.
di Maria Teresa Cinanni
ROMA-La Storia va in scena al Valle. Non quella antica o risorgimentale, né quella più istituzionale dei manuali, ma la storia degli ultimi giorni della Repubblica di Salò, vista da dietro le quinte. Gli episodi poco noti della vita privata di Benito Mussolini e, soprattutto, di Donna Rachele, interpretata da Piera Degli Esposti, nel momento in cui pretende la restituzione delle spoglie del marito defunto. Opera Buffa è l'azzeccato quanto paradossale titolo di questa rappresentazione che vede sul set, oltre la protagonista, Daniela Giordano nei panni di Claretta Petacci, Paolo Musio nei doppi abiti del poliziotto Agnesina degli anni '50 e del Duce nei giorni di Salò, Gianluigi Fogacci (il ministro Buffarini) e Fabrizio Parenti (Spoegler, il custode tedesco della Petacci).
Autore della sceneggiatura Michele Celeste, italiano residente a Londra da anni. Regia firmata Cherif. Proprio al bilinguismo dello scrittore è da collegare lo stile un po' esotico dell'opera che intende riproporre il clima di quell'Italia che ascoltava Radio Londra e, al tempo stesso, ben si adatta al carattere privato del testo, vincitore tra l'altro del Premio Riccione 1999.
Un continuo via vai nei meandri della memoria per quest' Opera Buffa che prende il via dal 1957 nel cimitero di Predappio, dove Donna Rachele costrinse il poliziotto Agnesina ad aprire la cassa sigillata per verificarne il contenuto e retrocede subito dopo al 1945, sulle Rive del Garda, luogo d'incontro tra le due donne di Mussolini. E' qui il fulcro di tutta la rappresentazione. Il colloquio tra Donna Rachele e Claretta è denso di emozioni, un concentrato di sentimenti, dalla gelosia alla condivisione di un ideale. Una battaglia emotiva che contribuisce a sondare ed esternare l'interiorità femminile. Il tutto mentre, contemporaneamente, si riaffacciano sulla scena le contorte vicende politiche della storia nazionale di quegli anni. Passato e presente si fondono, dando origine al dramma e alla commedia che si snoda attraverso scene di guerra privata e pubblica.
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La città, Salerno, domenica 30 settembre 2001
Il ruolo del gentil sesso nelle epoche della storia
Esther Basile
Piera Degli Esposti nelle vesti di Donna Rachele Mussolini ha rinnovato la magia del teatro con l'Opera Buffa di Michele Celeste sia a Benevento, nella rassegna affidata alla direzione artistica di Maurizio Costanzo, sia al Teatro Valle di Roma. E il suo teatro non è più lo specchio opaco del mondo confuso ma uno squarcio di luce, un chiarimento, un'incitazione.
Veramente buono il lavoro d'insieme: la regia curata dall'eclettico Cherif si serve di un gioco di specchi per creare una sorta di ripetitività della scena e sfiorare a volte l'ironia; gli attori Paolo Musio, Daniela Giordano, Gianluigi Fogacci, Fabrizio Parenti, Carlo Di Maio, Aglaia Mora sono bravi nel trasformare il ritmo incalzante della scena in metafora di vita; Annalisa Amodio sa innescare in palcoscenico un originale processo di contaminazione fra ombre e luci; David Baritoni ed un trio gitano con le musiche, Andrew Bowen con le scene, Cabiria d'Agostino con i costumi contribuiscono a creare la giusta atmosfera. Il truccatore Angelo Leonardi conferisce sapientemente espressione al volto magnetico della prima attrice che ci fa ripercorrere le vicende della storia con l'amarezza e la duttilità che è solo dei grandi. Il testo attualizza la storia e il personaggio di Donna Rachele non dimentica le sue origini contadine: sanguigna, pronta a farsi giustizia da sé, vuole ad ogni costo recuperare almeno la salma di suo marito e ingaggia con la rivale Claretta un duello grintoso che si esprime in un tessuto linguistico frantumato, degradato, a volte babelico, ma sempre forte, deciso, severo. Le due donne pur nello scontro finiscono con l'accettarsi in modo non ambiguo, guardandosi negli occhi, per andare diritte al fondo del loro io e scoprire il senso della loro presenza nella storia. Sembra dunque che questa volta Piera Degli Esposti abbia voluto esorcizzare la morte scoprendo i legami possibili che danno significato a momenti altrimenti disperatamente insensati. Si può provare a vivere, anzi a sopravvivere a chi si ama. Lei lo fa con una ricerca di leggerezza
corporea e gestuale che è appunto teatro.
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CAFFE EUROPA
07/10/01
A teatro ci vuole un ribaltone
Piera Degli Esposti con Maria Teresa Cinanni
Opera Buffa, -questo il titolo dello spettacolo andato in scena al Teatro Valle di Roma per soli tre giorni-, narra la storia degli ultimi giorni della Repubblica di Salò, vista dietro le quinte. Gli episodi poco noti della vita privata del duce e delle sue donne, a partire dal momento in cui la vedova nel cimitero di Predappio pretende la restituzione delle spoglie del marito defunto. Molte le allusioni alla politica italiana post-fascista e taglienti le battute sul ventennio.
E il tutto è affidato in scena all'interpretazione personalissima di Piera Degli Esposti, in una veste poco usuale per un'attrice abituata soprattutto ai ruoli drammatici. Ironica, intraprendente, nei panni di Donna Rachele, moglie di Benito Mussolini.
Il suo sarcasmo, la sua satira schietta e mai volgare, la trasposizione in finzione di un'immediatezza linguistica propria del privato costituiscono la straordinaria originalità del testo di Michele Celeste. E al tempo stesso mettono sempre più in luce l'unicità di quest'attrice nel panorama teatrale italiano. Con il suo viso scomposto e di un'espressività singolare e il modo di stare in scena da duellante, è ancora oggi una figura di svolta nella classica galleria di interpreti della femminilità.
Una donna che - rivela lei stessa - ama le interpretazioni comiche, ironiche, sebbene le vengano affidate poche volte...
(l'articolo continua su altri aspetti della personalita' di Piera)
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WWW.SOLOT.IT 11 / 9 / 2001
(pubblicato per la prima volta in "XXII CITTA' SPECTATOR")
Benevento Città Spettacolo - OPERA BUFFA!
Parlando di un episodio tragico e doloroso come il calvario di Donna Rachele, che dovette attendere per ben dodici anni di riavere dallo Stato italiano la salma del marito, sembra del tutto improprio utilizzare il termine "buffo". Eppure il misto di drammatico e di comico realizzato da Michele Celeste, ha nello strano titolo (Opera buffa!) il momento di maggior disagio: per il resto si tratta di un testo ben scritto che gioca agilmente su due piani. Il primo, quello dell'attualità e della realtà, vede la vedova del Duce ricevere finalmente la salma del marito; il secondo, quello del flashback e della fantasia, descrive un mai avvenuto incontro
(Questo e' falso perche' l'incontro e' avvenuto. Adesso si puo' credere piu' a una sola parola di un critico - uno che giudica il lavoro degli altri - che parte con affermazioni categoriche false?)
tra le donne più importanti nella vita di Mussolini: Donna Rachele e Claretta Petacci. L'amante del Duce, fedele fino alla morte al suo uomo, capace di seguirlo quando le sarebbe stato possibile con facilità mettersi in salvo (rifiutò di seguire la sorella Miriam in Spagna), è stata celebrata in più occasioni. La moglie, di conseguenza, è sempre stata posta in ombra da Claretta, fin dallo straziante primo Canto pisano di Ezra Pound ("...il Ben e la Clara..."). Ora, grazie a questa sentita interpretazione di Piera Degli Esposti - nonostante le chiacchiere delle ultime settimane sui retroscena della famiglia Mussolini - la figura di Donna Rachele giganteggia: una donna forte, che viene dal popolo, che sostiene il marito nei momenti più duri, anche se non condivide il suo passaggio dal socialismo al fascismo e la scelta dell'alleanza con la Germania nazista, che rifiuta ed irride l'idea di essere insignita del titolo di Principessa e che mette la famiglia (e quindi la fedeltà al marito) al primo posto nella sua vita (anche prima del credo politico). La forte interpretazione di Piera Degli Esposti fa rifulgere la figura della "Madre del Fascismo", di fronte alla quale non ci si può non inchinare. Il testo di Michele Celeste non è storicamente preciso
(Il testo e' storicamente preciso)
ma non pretendeva di esserlo
(Invece lo pretendeva e lo e'. Tutti i fatti citati sono storicamente avvenuti come descritti. L'unica liberta' 'drammatica' presa dall'autore e' stata di comprimere i tempi in cui le varie vicende sono accadute - cioe' alcuni eventi che successero a giorni di distanza sono stati compressi in un solo giorno - per dare al testo un momentum e unita' drammatica)
e contiene alcuni errori superficiali, primi fra tutti l'uso del termine "Repubblica di Salò" da parte dei gerarchi fascisti (era invece usato in senso dispregiativo dagli avversari del fascismo repubblicano)
(Questo era vero all'inizio. Ma una volta diventato noto il termine fu appropriato e usato anche da sezioni di repubblichini)
e l'intenzione di Mussolini di fondare una repubblica comunista (il Duce non ebbe mai questa intenzione - nonostante la vicinanza di Francesco Bombacci - ma quella di creare una repubblica socialista e la scelta del nome "sociale" fu un ripiego per accontentare Hitler).
(Un caso non tanto raro in Italia, ahime', del critico teatrale che insiste a fare lo storico, lo scienziato, il critico d'arte, etc. - o viceversa - cosa che nessuno critico si sognerebbe di fare, per esempio, in Gran Bretagna. Un fatto che automaticamente trasforma la critica teatrale in dilettantismo (svalutando ancora piu' questa professione che in Italia e' una delle piu' bisognose di riconoscimento, rispetto e serieta').
Ma vale la pena di illuminare questo critico di quanto vale la sua tanta espressa conoscenza storica. Tra le tante altre affermazioni di Mussolini in quei giorni c'era anche quella che avrebbe dimostrato a Stalin chi era il vero comunista. Il testo si limita a riportare questo. Se Mussolini fosse sincero o no, se avesse o no progetti tali ed in che misura, se era conscio della portata di tali affermazioni o no, sono cose che vanno al di la' dello scopo del testo. In termini drammatici, focalizzati su quello di cui il testo si propone di raccontare, queste affermazioni, storicamente vere, sono li' per dare colore ai personaggi. Il testo si sarebbe trasformato in un saggio storico, informativo ma drammaticamente noiosissimo, se si fosse soffermato ad esaminare con profondita' storica questi dettagli)
Ma Opera buffa! non è un documentario e tali particolari non interessano.
(Allora perche' citarli? Per riempire spazio? Per dimostrare che si conosce la storia e invece provare che si e' ignoranti?)
Quel che importa, invece, è notare la bellezza della scenografia e l'interpretazione dei protagonisti. La prima, realizzata da Andrew Bowen e Alberto Giuseppini, ampia gli spazi del Comunale con un gioco di specchi e permette a chi sta in platea una visione azimutale di ciò che accade sul palcoscenico, dando la possibilità di ammirare anche il pavimento, che ricoperto di differenti tappeti, riveste anch'esso un importante ruolo scenico; le grandi lastre di vetro oblique ai lati ricordano la grandiosità dello stile littorio, facendo pensare a luoghi celeberrimi dell'architettura fascista come la casa del Fascio di Como, progettata da Terragni, o il Tribunale di Milano. Si tratta di una cornice adatta alla tragedia di una donna che deve affrontare traversie come quelle che passò Donna Rachele, derubata del corpo del marito vivo da Claretta e di quello del marito morto da uno Stato che temeva potesse diventare (come in effetti fu) meta di pellegrinaggio. In quanto all'interpretazione, Piera Degli Esposti-Donna Rachele è sostanzialmente una donna tragicamente sola (come lo fu il marito), circondata da una serie di personaggi che fanno di tutto per sfruttarne l'influente amicizia e per tradirla, gente meschina come il ministro degli interni (Gianluigi Fogacci), pronto solo a fare piani di fuga e capace di uccidere una cameriera e una suora pur di tenerle nascosta la relazione tra Benito e Claretta; da un prefetto timoroso di farle avere notizie sulla sorte del corpo straziato del marito (Paolo Musio, che interpreta anche lo stesso Mussolini); da militari tedeschi che disprezza cordialmente. Di fronte a lei si trova Claretta (Daniela Giordano), donna di estrazione alto-borghese, facile agli svenimenti (un ottimo espediente per evitare un confronto diretto): una donna innamorata più dell'ideale che della persona; "Voi siete innamorata del fascismo, non di Mussolini", le rinfaccia Donna Rachele, che invece pone il suo Benito al di sopra degli ideali socialisti che non ha mai abbandonato. Dopo tanti decenni la passione che, giovinetta, la legò al suo compaesano non è ancora scemata e lei si precipita come una furia a casa della rivale, senza lasciarsi intimorire dalle remore del Ministro, dai dinieghi delle guardie tedesche, dalla tempesta che infuria mentre lei attende fuori dal cancello. Minaccia di uccidere per riprendersi il marito, ma poi si lascia commuovere dalla ragazza che ha di fronte: comprende che il loro dramma (il Duce, instancabile donnaiolo, tradisce anche Claretta) è ben misera cosa di fronte ai cinquanta milioni di morti di una guerra e, lasciandola, le profetizza la tragica fine ("I partigiani mi hanno scritto una lettera, dicendo che vendicheranno i loro compagni impiccati a piazza Loreto"). All'ottima interpretazione di Piera Degli Esposti non fa sempre riscontro una pari del resto della compagnia (del resto sarebbe stato difficile reggere il confronto) anche perché la regia accentua il lato farsesco degli altri personaggi (forse per evitare accuse di apologia), in particolar modo i gerarchi di prima e dopo la guerra, con movimenti caricaturali, quasi balletti che alla lunga diventano fastidiosi. Belle le canzoni degli anni Trenta (anche se non si comprende il motivo delle risate in sala durante Noi tireremo dritto o Mamma ti saluto, vado in Abissinia) e notevole lo sfruttamento del palcoscenico del Comunale, di cui viene intelligentemente utilizzata anche la buca per alcune scene come l'apertura della bara nella cripta di Predappio da parte del tremebondo prefetto. Uno spettacolo affascinante e una Donna Rachele che molti vorrebbero avere al proprio fianco. Forse, se il Duce non la avesse tenuta distante, le cose sarebbero andate diversamente... Ma questa non è nemmeno letteratura, è solo fantapolitica.
Gianandrea de Antonellis
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IL TEMPO, Martedì 18 Settembre 2001
Mussolini visto dalle sue donne
Piera Degli Esposti è la moglie del Duce in guerra contro Claretta
di TIBERIA DE MATTEIS
ACCADE spesso che la finzione superi la realtà e ora cominciano a verificarsi casi in cui la drammaturgia si trova a corrispondere con la cronaca giornalistica nel tentativo di scoprire nuovi particolari biografici sulle figure note del passato. Approda venerdì al Teatro Valle, infatti, lo spettacolo «Opera buffa» di Michele Celeste incentrato sulla figura di Donna Rachele, moglie di Benito Mussolini, e per pura combinazione venuto a coincidere con le scottanti dichiarazioni di Edda Mussolini in Ciano mandate in onda recentemente da Nicola Caracciolo nella sua trasmissione su RaiTre. Se nell'intervista sul piccolo schermo la figlia del Duce confessava di aver deciso di andare in collegio per intolleranza verso l'assidua presenza di un corteggiatore della madre, qui la personalità decisa e indipendente di Rachele emerge in una serie di episodi quotidiani e inediti che hanno fruttato all'autore un riconoscimento come il Premio Riccione nel 1999 e il plauso degli spettatori all'appena concluso Festival di Benevento. Michele Celeste vive ormai da anni in Inghilterra e sembra osservare la storia italiana con il distacco di uno straniero.
Il ruolo della protagonista è affidato a un'interprete d'eccezione come Piera Degli Esposti, in scena accanto a Paolo Musio, Daniela Giordano, Gianluigi Fogacci, Fabrizio Parenti e Carlo Di Maio, tutti diretti dal regista Cherif.
La ricostruzione per flashback ha inizio con la tardiva restituzione delle spoglie del Duce a sua moglie e lentamente si insinua nella vita privata di una famiglia travolta dalle conseguenze della sua posizione politica. Nel gioco continuo fra passato e presente si ascoltano i dialoghi ironici e grotteschi fra il dittatore la consorte fino a ripercorrere gli ultimi giorni della Repubblica di Salò.
Determinante è l'incontro con Claretta Petacci, amante ufficiale del Duce, che scatena una vicenda sentimentale dominata dalla gelosia personale e inasprita dai terribili eventi storici nazionali. La scrittura drammatica si sviluppa in un crescendo emotivo che vuole restituire i ritmi concitati della realtà di due donne a confronto.
L'energia vitale della romagnola Rachele si distingue in tutta la sua forza quando, nel 1945, supera ogni ostacolo per raggiungere la rivale sulle rive del Garda o più tardi, nel 1957, mentre obbliga un poliziotto ad aprire la cassa sigillata per verificarne il contenuto nel cimitero di Predappio.
La pièce deve la sua riuscita all'uso di un linguaggio speciale e colorito che ammette improprietà linguistiche e si tramuta in espressione familiare e intima.
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IL TEMPO, Domenica 16 Settembre 2001
di
NANTAS SALVALAGGIO
ROMA - La Storia torna a ...
ROMA - La Storia torna a teatro - la nostra storia di casa. Con una commedia «double face», dove il tragico si mescola al comico, Piera degli Esposti porta sulla scena Rachele Mussolini, personaggio originale ma assai poco indagato del Novecento. Non a caso Piera, forse la più estrosa delle nostre attrici, la definisce «opera buffa su fondo nero». La commedia si svolge entro un arco di tempo ben definito, che va dai giorni tragici e confusi della Repubblica di Salò (1943) fino al momento in cui «donna Rachele» riceve come una sorta di grottesco pacco-dono la salma del Duce, suo marito. Intanto sono trascorsi dieci anni dalla fine della guerra. L'Italia è così cambiata che alla vedova del Dittatore sembra di vivere in un indecifrabile pianeta, dove la gente parla una lingua a lei estranea, e dove nessuno capisce quello che lei dice. Un pomeriggio d'estate, a un giornalista che va a chiederle se sia ancora fascista, Rachele risponde a muso duro, nel dialetto romagnolo che non ha mai ripudiato: «Veramente io sono sempre stata socialista». Il «lato buffo» della commedia sta nel fatto che Rachele Mussolini non si è mai piegata alle ipocrisie e ai salamelecchi del Potere. È rimasta la «rezdora» romagnola, la massaia proletaria degli anni difficili. A differenza di Edda, la figlia mai amata, si è tenuta ben lontana dalle frivolezze dei salotti altolocati e dalle trame dei politicanti. Fino all'ultimo giorno del Ventennio ha tenuto fede ai suoi principi contadini; quand'era il caso, ha pigliato a sberle i figlioli, ha criticato severamente il frivolo e mondano marito di Edda, Galeazzo Ciano. Nel periodo cupo della Repubblica di Salò, quando il marito viveva more uxorio con la sua ultima amante, Rachele ha trovato la grinta per svergognare sul lungolago «quella sgualdrina di Claretta». E c'è mancato poco che la prendesse per i capelli. La commedia di Michele Celeste, uno scrittore italiano che da oltre vent'anni vive a Londra, debutterà il 21 di settembre al Teatro Valle. Accanto a Piera degli Esposti, ci sono Paolo Musio nel ruolo di Mussolini e Daniela Giordano, in quello della Petacci. Il copione non concede nulla alla moda corrente del dialettismo. Il suo linguaggio è piano, è l'italiano parlato della strada e della televisione. Chi ha assistito alle prove s'è accorto della straordinaria vena tragicomica di Piera degli Esposti, che si muove con ruspante naturalezza tra i simulacri del Potere. Ogni tanto fa delle gaffes clamorose, alla maniera di una paffuta elefantessa in un negozio di cristalleria. Memorabili le sue battute sul Mussolini che si atteggia a superuomo: «Non fare il gradasso con me, ti ho conosciuto quando non avevi neanche le mutande!». Oppure: «Mi hai fatto tante di quelle corna, che ho paura di passare sotto le porte». Si sa che Piera degli Esposti, dopo una brillante carriera di attrice tragica, prevalentemente brechtiana (Madre Coraggio, l'Opera da tre soldi, etc.) ha saltato il fosso verso il grande teatro umoristico. Una sua interpretazione de «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima», di Achille Campanile, ha avuto un'accoglienza clamorosa di critica e di pubblico. Come mai sei rimasta inchiodata al cupo marxista Brecht per tanto tempo? «Era la moda, chi non brechtava era fuori gioco. E poi io ho sempre avuto la vocazione della crocerossina». C'è interesse per la tua «Opera buffa». Faresti una tournée all'estero, come ti hanno proposto? «Ma con tutto il piacere di questo mondo». E se gli anti-global te lo rimproverassero? Se ti accusassero di fare il gioco delle multinazionali? «Ci andrei lo stesso». Ma allora sei liberal, dannatamente ecumenica? «Ecumenica come te, come tutti i miei amici».
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IL TEMPO
(data di pubblicazione sconosciuta)
Compagnia La Famiglia delle Ortiche
"OPERA BUFFA !"
di Michele Celeste
regia di Chérif
con Piera degli Esposti, Daniela Giordano, Gianluigi Fogacci, Paolo Musio, Antonella Caron, Frabrizio Parenti, Carlo Di Maio, David Baritoni
Lungamente ho aspettato questo giorno, un giorno in cui smentire i soliti piagnoni che dicevano: " non c'è più una Anna Magnani, s'è perso il modello". Ebbene, il modello c'è ancora, e gli scettici non debbono far altro che andare a teatro per ritrovarlo in Piera degli Esposti: è lei la grande attrice tragicomica che aspettavamo… Piera degli Esposti e gli altri attori della "Famiglia delle Ortiche" sono riusciti a divertire e appassionare per due ore… La commedia messa in scena con la estrosa regia di Chérif è "Opera Buffa!" dell'italo-britannico Michele Celeste.
Si tratta di una rivisitazione ironica di quel periodo tumultuoso che il nostro Paese ha vissuto tra il 1943 (Repubblica di Salò) e il 1957 la stagione della fragile democrazia e della faticosa ricostruzione.Ma sullo sfondo
della guerra universale, ora calda ora fredda, si staglia come in un'operetta di franz Lehar, il "triangolo" piccolo-borghese del Duce, della sua sposa contadina Rachele e della giovane amante Claretta Petacci.
In una grottesca girandola di inganni, di ripicche e di scene goldoniane, le due rivali si combattono fino alla tragedia di Piazzale Loreto… Ma il fulcro dello spettacolo sta nella interpretazione che Piera degli Esposti fa del personaggio Rachele: un impasto di fierezza contadina e di astuzia machiavellica….
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Corriere della Sera -
Domenica 23 Settembre 2001
Donna Rachele contro la Petacci
di
Franco Cordelli
(Un critico non e' al di sopra della critica.
Riflettete sulle osservazioni fatte nella seguente recensione del sig. Cordelli e traetene le vostre conclusioni)
ROMA. Come il titolo annuncia, "Opera buffa" di Michele Celeste, in arrivo dal festival di Benevento, è una commedia astratta: descrive se stessa in quanto genere e, prima ancora di captare di che cosa parli,
(Questo critico esprime un giudizio prima ancora di 'captare di che cosa ne parli,' di come se ne parli, etc.)
dobbiamo verificare se davvero ne parli nel modo annunciato.
(Questo critico e' cosi' sprovveduto che non gli passa neanche per l'anticamera che parole - e titoli - possono essere usati in senso ironico, satirico, etc. Il critico dall'inizio prende la strada sbagliata. Considerate la seguente nota dell'autore all'inizio del testo: "N.B.: Gli eventi riportati sono storicamente avvenuti. Il titolo OPERA BUFFA! e' ironico-satirico e non un riferimento allo stile di interpretazione. I personaggi e la situazione, anche se tipicamente da Opera Buffa, sono una realta' storicamente vera ed assurdamente tragica. Pertanto il dramma e' reale e va interpretato come tale".)
Ebbene, la risposta è no: la commedia vorrebbe essere buffa, ma non lo è; vorrebbe far ridere, ma non ci riesce.
(Non solo gli spettatori ma la stragrande maggioranza degli altri recensori hanno segnalato risate abbondanti, applausi a scena aperta e ovazioni finali. Puo' darsi che qui abbiamo un critico capace di isolarsi sotto vuoto spinto quando entra un teatro, che giudica stando in una torre d'avorio. L'altra possibilita' logica e' che lo spettacolo non l'abbia neanche visto. Questo critico ha tutto il diritto di esprimere la sua legittima opinione contro lo spettacolo. Ma e' disonesto a non aver riportato la risposta generale - piu' che rumorosa e partecipante - del pubblico)
Durando, compreso l'intervallo, centocinquanta minuti, si desidera spasmodicamente che ne duri un centinaio in meno. Michele Celeste, che vive in Inghilterra, si è con tutta probabilità ispirato al libro di Sergio Luzzatto "Il corpo del duce":
(Un critico che cita fatti senza corroborarli? Opera Buffa! Prima versione risale agli inizi degli anni novanta. L'autore non conosceva ne' l'esistenza del Signor Luzzatto ne' del suo libro che chissa' se fosse pubblicato allora)
la vicenda postuma di Mussolini, da Luzzatto narrata in termini storico-critici,
(Chi dice che un testo con personaggi storici debba per forza essere storico-critico? Lo sono forse Giulio Cesare e Coriolano di Shakespeare? O Antonio e Cleopatra? OPERA BUFFA! non e' interessato a reinterpretare la storia. E' un testo passionale e viscerale, basato su fatti storici, come alcuni lavori di Shakespeare appunto ed un infinita' di altri testi drammatici. E' una cosa cosi' elementare che a questo punto e' chiaro che il nostro critico non sa proprio quello che scrive.)
da Celeste è drammatizzata in termini grotteschi.
(La nota citata sopra dell'autore nel testo afferma tutto il contrario. La situazione e' grottesca e la drammatizzazione e' realistica. La messa in scena e' stata in parte grottesca che e' un'altra cosa ed una legittima scelta degli interpreti. Chiunque vive nel teatro e del teatro sa che e' cosa comune che un testo e' aperto a qualsiasi interpretazione una compagnia sente legittima di fare. Il nostro critico non conosce la distinzione tra scrittura e interpretazione e le addebita entrambe all'autore.
Non solo. Ammesso pure che l'autore avesse fatto una drammatizzazione grottesca - perche' condannarla in base a questo? Un critico non e' un censore che detta cosa e come scrivere agli autori.)
Ma ciò che accade è proprio ciò che Luzzatto con sapienza interpretativa distrugge: rivivono i luoghi comuni della letteratura rotocalchistica del postfascismo.
Com'era donna Rachele? Era una belva che difendeva con le unghie e con i denti la santità della famiglia.
(Ma il critico non capisce che Rachele usa la famiglia - non per difenderne la santita', che puo' o non puo' condividere - ma come un'arma contro Claretta che non ha ne' marito, ne' figli)
E com'era Claretta Petacci? Era pura e devota, fino alla morte.
(Anche qui il critico non capisce che la devozione di Claretta a Mussolini e' un'arma contro la rivale dato che lei non puo' usare 'armi' come il vincolo matrimoniale o figli dall'uomo che ama)
Il lato ideologico della faccenda
(Qual'e' il lato ideologico della faccenda? Il critico se lo tiene segreto)
se lo accolla, tutto intero, l'isterica romagnola interpretata da Piera Degli Esposti: è sempre lì, in scena, strologante e devastante, una donnetta di paese che vaneggia dell'essere la prima donna d'Italia.
(Non e' questo un positivo elemento di grande valore drammatico? Il critico ne fa un difetto)
"Per ordine della Presidenza del Consiglio" (cito Luzzatto) "e con l'accordo del cardinale Schuster, la salma di Mussolini è stata custodita in una cappella del convento dei padri cappuccini di Cerro Maggiore, nei pressi di Milano".
(Che c'entra questa citazione col testo di OPERA BUFFA! Cosa ci dice in termini drammatici che non dice gia' questo testo? Il critico non e' interessato ad analizzare lo spettacolo ma piuttosto preferisce vantarsi del fatto che lui ha letto un libro dal titolo de 'Il corpo del Duce' )
Prima che la salma fosse restituita alla vedova, nel 1957, pochi sapevano. In modo anche fantasioso. Opera buffa descrive il momento iniziale e quello finale di questa vicenda: ma a prevalere è sempre il protagonista (drammaturgico) di Rachele Mussolini, contro tutti scatenata. Ma si tratta di uno scatenamento vano e privo di scopo:
(N.B. Neanche i reputati 150 minuti dello spettacolo sono bastati al critico per capire il bisogno catartico di una donna tradita, come Rachele, prima che possa accettare il corpo del marito come la persona amata d'una volta. Il bisogno di rivivere il dolore prima di perdonare. E' psicologia elementare di cui il nostro critico sembra mancare)
che la regia di Cherif cerca di rendere interessante enfatizzando e moltiplicando, soprattutto per mezzo della scenografia, con specchi in fuga, in stile futurista, e con uno specchio gigantesco sul soffitto; e che la stessa Piera Degli Esposti fatalmente subisce: è portata a eccedere non solo dal personaggio, ma appunto dalla vanità del testo.
(Il testo di Opera Buffa! ha vinto il Premio Riccione. La giuria, presieduta da Franco Quadri, comprendeva Vincenzo Consolo, Elena De Angeli, Luca Doninelli, Marisa Fabbri, Mario Fortunato, Maria Grazia Gregori, Egisto Marcucci. Enzo Moscato, Luca Ronconi, Renzo Tian, tutte persone di un altissimo livello culturale e professionale. Il critico indirettamente li accusa tutti di aver premiato un testo 'vanitoso.'
L'opinione del Sig. Cordelli sulla vanita' del testo, anche se un opinione personale e legittima, e' in assoluto contrasto anche
rispetto ai suoi colleghi critici. Consultate le critiche di quest'ultimi per averne una prova. Un critico serio ama il teatro. Per questo non manca mai di sottolineare un punto di vista generale quando questo contrasta con il suo personale. Ma qui si tratta chiaramente di un critico disonesto)
Tra gli altri interpreti, ricordo Daniela Giordano, Paolo Musio, Gianluigi Focacci e Fabrizio Parenti.
(N.B. Una cosa che i critici non dovrebbero mai dimenticare e' che nello scrivere sui lavori degli altri automaticamente rivelano al lettore la qualita' del loro criticismo. Se questo non e' professionalmente rigoroso e onesto quel critico non ha nessuna credibilita'. Un critico senza credibilita' e' una contraddizione, un'assurdita' perche' la base minima di ogni criticismo professionale e' credibilita' e attendibilita'.
Ci si lamenta spesso dello stato del teatro italiano. Riflettete sul fatto che senza critici ben preparati e di qualita' non sara' mai possibile avere un teatro sano)
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